Dalle malattie genetiche semplici sempre più complesse, alla complessità dei disturbi di conversione
Il Dott. Tommaso Pippucci del laboratorio di Genetica Medica dell’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna tratterà in merito alle emergenti considerazioni sui risultati spesso ambigui e di difficile interpretazione favoriti dalle tecnologie di next generation sequencing. Ecco quanto ci dice: “Il mio intervento verterà sui recenti sviluppi nella genetica delle malattie mendeliane e complesse che sono stati favoriti dall'introduzione delle tecnologie di next generation sequencing, in particolare dell'esoma (WES, Whole Exome Sequencing). Mi concentrerò principalmente su un aspetto che è emerso dalla mia esperienza nell'utilizzo di questa metodica, in linea con la recente letteratura sull'argomento, attraverso cui si evidenzia come difetti molecolari in uno stesso gene possano produrre uno spettro di esiti fenotipici differenti. L'osservazione di questo fenomeno, che è da sempre noto come pleiotropia, ha subito una notevole accelerazione negli ultimi anni grazie alla crescente capacità del WES di identificare nuovi alleli associati a fenotipi malattia nell'uomo. Tale aspetto acquisisce sempre più importanza sia nelle malattie mendeliane "classiche" che nelle malattie complesse, come ad esempio i disturbi neuropsichiatrici dove l’intreccio di geni che sono associati a un ampio spettro di fenotipi distinti cresce ogni giorno di più.”
Seguirà la Dott.ssa Ilaria Parenti che lavora presso il laboratorio di Genetica Medica del DiSS e che ha svolto parte del suo Dottorato in Germania dove ha continuato a occuparsi della Sindrome di Cornelia de Lange, per la quale ha applicato le metodiche di next generation sequencing confermando l’emergente aspetto di pleiotropia per i geni implicati. Lei stessa spiega: "Il mio lavoro è focalizzato sulla ricerca di nuovi geni causativi per la sindrome di Cornelia de Lange. Durante i nostri studi è emersa una correlazione sia dal punto di vista fenotipico che dal punto di vista molecolare tra la sindrome di Cornelia de Lange e la sindrome di Coffin-Siris. Ciò rafforza l'ipotesi per cui mutazioni in diverse proteine coinvolte nella regolazione della trascrizione possano determinare l'insorgenza di caratteristiche fenotipiche simili, tali da rendere difficile discernere tra le diverse malattie sindromiche caratterizzate da ipoaccrescimento e deficit cognitivo".
Infine la Dott.ssa Demartini, che svolge la sua attività presso il reparto di Psichiatria del DiSS e ha approfondito i suoi studi presso il reparto di neuropsichiatria del National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra ci parlerà della complessità dei disordini del movimento: “Il tradizionale nome "disturbo di conversione" si riferisce ad un'ipotesi basata su un'eziologia di tipo psicologico. Infatti, storicamente, i fattori psicologici ed emotivi, come traumi, conflitti o angoscia, sono stati proposti come fattori causali di disturbi di conversione. Anche se lungo dominante, l'ipotesi psicodinamica ora è solo una delle tanti concorrenti ipotesi eziologiche e ha poca evidenza empirica di supporto. Ecco perché è stato recentemente coniato un nuovo (ma non del tutto nuovo) termine cioè "sintomi neurologici funzionali" per dare una definizione più corretta a questi sintomi. L'aggettivo "funzionale" si riferisce alla caratteristica principale di questi sintomi, e cioè che la funzione normale è sempre possibile; d'altra parte essa non fornisce alcun nesso causale né a quello psicologico né ad altri possibili fattori eziologici, concentrandosi maggiormente su "come" i sintomi possono essere prodotti più che sul "perché". Gli approcci più recenti hanno sottolineato il potenziale neurale e delle anomalie cognitive nell'assegnazione e nel mantenimento dell'attenzione. Ancora, questi studi sono principalmente concentrati su come l'attenzione è distribuita ai segnali esterocettivi dello stato del corpo.”